Il diritto alle cure con la cannabis

Il diritto alle cure con la cannabis

Siamo testimoni dell’efficacia terapeutica della cannabis. Siamo stati promotori di svariate iniziative. La nostra stessa associazione nasce nel 2013, per dare appoggio al dott. Giuseppe Nicosia che portò all’attenzione della Regione Siciliana il problema della Cannabis Terapeutica.


Il dott. Nicosia consegnò la legge che era già in vigore in altre Regioni d’Italia. Fu modificata da rappresentanti politici del M5S, in collaborazione con lo stesso Giuseppe Nicosia, e presentata in un incontro al palazzo dei Normanni, sede del Parlamento Regione Siciliana, dove il Presidente Alessandro Raudino esternò i problemi di chi ha necessità di curarsi con la cannabis, a nome di decine di malati che aderirono da subito all’Associazione.


Oltre alla proposta di legge a firma dell’allora On. Giancarlo Cancelleri (ora Viceministro delle Infrastrutture e dei trasporti), ne venne depositata una pressoché analoga, a firma dell’On. Fabrizio Ferrandelli.
Dopo qualche mese, sui giornali arrivò la notizia della firma dell’Ex. Presidente Crocetta.
Ma la delibera non entrò mai in vigore. Peccato, perché quella presentata dai 5 Stelle, conteneva per iscritto la possibilità di autorizzare aziende private a produrre cannabis in Sicilia (Regione a Statuto Speciale), grazie al contributo del dott. Nicosia che già allora aveva previsto ciò che solo oggi le istituzioni iniziano a comprendere.


L’Associazione Cannabis Cura Sicilia Social Club, gestita da Alessandro Raudino (affetto da Sclerosi Multipla) e Florinda Vitale (la compagna), con l’aiuto di diversi attivisti e il sostegno dei tesserati, da 7 anni si occupa di informazione a livello nazionale. In Sicilia è l’associazione di riferimento per i malati che richiedono informazioni per ottenere prescrizioni, di accompagnamento ed educazione all’uso, e di informazioni in generale.
Quest’anno è stato istituito un nuovo tavolo tecnico alla Regione. Il suo obbiettivo è quello di: “ individuare l’iter procedurale per l’erogazione a carico del SSR di parati galenici a base di cannabinoidi”.


…come se non ci si potesse consigliare con i Sistemi Sanitari di altre regioni d’Italia, che già hanno legiferato, e arrivare a migliori e più rapide conclusioni di quelle che si possono ottenere chiedendo parere a “tecnici” che non si sono mai occupati realmente di cannabis terapeutica, ne di coltivazioni di cannabis da usare a scopo medico.
L’Associazione Cannabis Cura Sicilia è stata formalmente ascoltata, ma i nostri consigli non sono mai stati presi seriamente in considerazione.
Eppure possiamo vantare di aver stretti legami con Banche Semi disposti a fornirci genetiche idonee alla produzione di cannabis terapeutiche, aziende che costruiscono e forniscono materiale per la produzione di cannabis terapeutica certificata, e tecnici di settore che hanno un elevatissima esperienza nella produzione, e che hanno lavorato già con questa pianta in Spagna, Olanda, California e Canada.


Ma rimaniamo ottimisti, e prendiamo con ottimismo la recentissima notizia, uscita su Il Manifesto, che annuncia: “La Sicilia apre alla possibilità di coltivare cannabis terapeutica sull’isola”.
Siamo scettici in merito a quanto riportato il giornalista, perché mai, il Ministero della Sanità, autorizzerà la produzione di cannabis a scopo terapeutico su “terreni pubblici in Sicilia, abbandonati o incolti” (scrive Alfredo Marsala).

Il Movimento 5 Stelle intanto plaude all’assessore Borsellino sulla decisione di dare il via libera all’uso dei cannabinoidi per la cura di importanti malattie, quali la sclerosi multipla. Una battaglia vinta anche grazie all’associazione Cannabis Cura Sicilia.


Addirittura si sta pensando alla chiusura del Centro Farmaceutico Militare di Firenze (unico autorizzato a produrre cannabis terapeutica in Italia), dato che non è più conveniente produrre, mentre risulta più vantaggiosa l’importazione da Stati come Olanda e Canada. Effettivamente questi stati, mentre noi avevamo Giovanardi che blaterava, lavoravano già a quelle produzioni che oggi hanno perfezionato a tal punto da aver raggiunto standard di qualità altissimi a costi di produzione bassi.
Se parliamo davvero di coltivazioni outdoor, allora perché non autorizzare l’autoproduzione ai malati; consegnando loro un manuale per evitare errori, ed istituendo un laboratorio di analisi certificato che autorizzi l’impiego della sostanza dopo averne valutato la qualità e le proprietà.

Ma sembrano discorsi difficili per chi non ha, negli anni, studiato questa pianta senza alcun pregiudizio.
Speriamo che a quel tavolo tecnico vengano chiamati tecnici di ben altra calibro; altrimenti rischiamo di perder ancora tempo, allungando la sofferenza dei malati e rendendoli di fatto “benefattori” delle solite lobbies che lucrano sulle disgrazie altrui.

Ne parleremo il 30 Novembre all’evento: https://www.facebook.com/events/405541200120793/

Alessandro Raudino
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